Sherwood Festival 2022: Day 8

The Offspring + Lagwagon + Anti-Flag #Sherwood22 - Live Report

22 Giugno 2022

Mercoledì 22 giugno il Festival di Sherwood 2022 è pronto per ospitare la storia del punk rock.

Si percepisce grande attesa: sul main stage stanno per salire tre tra le band più influenti del panorama punk internazionale: Anti-FlagLagwagon e Offspring, ciascuna delle quali, in maniera diversa e con diverse sfumature, nel corso degli anni '90 ha contribuito a plasmare il sound del punk rock e dell'hardcore melodico contemporaneo.

Una serata insomma da non perdere per tutti gli appassionati del genere, sia che siate più orientati alla scena underground o al sound più mainstream.

Ad aprire la serata ci pensano gli Anti-Flag, da Pittsburgh, Pennsylvania, forse una delle band della scena con la più marcata impronta politica: il quartetto americano è caratterizzato da sempre da un fermo anticapitalismo e antifascismo, sin dagli albori di Die For The Government (1996) per arrivare, nel 2020, al loro ultimo disco di inediti, 20/20 Vision, indirizzato al, fortunatamente, ex-presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Possiamo dire insomma che gli Anti-Flag, ed il loro messaggio, siano più che benvenuti al nostro Festival.

Il loro set si apre sulle note di Brandeburg Gate, da American Spring del 2015, e da subito è chiaro che la band non ci sta a fare da comprimaria alla festa altrui. Capita spesso che le band di apertura si limitino, tanto più se già affermate, a portare a casa la serata senza sprecarsi troppo. Non gli Anti-Flag! La band di Pittsburgh regala uno show energico in grado di scaldare un pubblico purtroppo non ancora numeroso ma già caldo e in grado di aprire più di qualche circle pit. Con il senno di poi, quello di fine serata, lo show degli Anti-Flag sarà forse il migliore tra i tre: quello che ti fa venire voglia di riascoltarli dal vivo, magari con un po' più di tempo a disposizione, o di metterli su in macchina il giorno dopo per andare al lavoro.

La breve scaletta spazia tra i grandi classici (Fuck Police Brutality, Die For The Government, This Is The End (For You My Friend) fino a pezzi più recenti (Hate Conquers All, American Attraction), regalando anche un medley di classici del punk che comprende Should I Stay Or Should I Go, If The Kids Are United, Rise Above e altre. «Another world is possible!», così la band chiude un set che ha fatto divertire i fan già accorsi sotto il palco.

Seguono i californiani Lagwagon, storica band punk/hardcore, sempre strettamente legata ad un approccio underground ed indipendente, tant'è che in trentatré anni di carriera non sono volontariamente mai approdati su major, rimanendo legati all'etichetta indipendente Fat Wreck Chords (di Fat Mike dei NOFX), per la quale hanno pubblicato la totalità dei propri dischi.

L'apertura è riservata al trittico After You My FriendFalling Apart e Violins, accolti dal boato del pubblico; pezzi che ci permettono di ripercorrere quelli che sono probabilmente i tre migliori dischi della band (Let's Talk About Feelings, Blaze e Hoss) senza dimenticare l'altrettanto fondamentale Double Plaidinum, da cui la band ha estratto Making Friends e Alien 8.

Bisogna essere sinceri: le incertezze della voce di Joey Cape sono spesso evidenti (e vorrei vedere voi dopo oltre trent'anni di punk), ma il cuore c'è tutto, e grande è l'affetto del pubblico di Sherwood. La band ripaga tale affetto con una scaletta, come detto, ricca di classici, divertendo e divertendosi, tra i siparietti, in cui Joey e e Chris Flippin si scambiano la chitarra e gli assoli con incroci di strumenti. 

Infine c'è tempo per ascoltare anche qualcosa dal più recente Railer, con Bubble, per chiudere poi con l'ennesimo grande classico che fa esplodere il pubblico: May 16, da Let's Talk About Feelings.

Quando mancano pochi minuti alle dieci, è il turno degli Offspring di salire sul palco. La band californiana, attiva dal 1984 e con ben dieci album all'attivo, è uno dei nomi più significativi e dal maggiore successo commerciale dell'ondata revival punk degli anni '90, in grado di incidere album imprescindibili del calibro (per nominarne alcuni) di SmashAmericana e Conspiracy Of One.

E proprio questi tre dischi aprono le danze, con un brano ciascuno a rappresentarli, ovvero, in ordine, Staring At The Sun (Americana), Come Out And Play (Smash) e Want You Bad (Conspiracy Of One). Ma non dobbiamo dimenticarci che la band non è certo finita con gli album dei gloriosi anni 90, e non lo dimenticano neanche loro; ed infatti si passa ad un intermezzo interamente dedicato a Let The Bad Times Roll, album del 2021 che ci invita a lasciarci alle spalle i tempi infelici di Covid (e di Trump). The Opioid Diaries è seguita da Army Of One Behind Your Walls.

Da apprezzare anche il ledwall alle spalle della band, che nel corso delle canzoni passa immagini prese dai dischi o, come nel caso di The Opioid Diaries, riferimenti al significato della canzone (nel caso specifico, riguardante il problema delle dipendenze).

Si torna quindi a una successione di classici che vede seguire Original Prankster, Bad Habit e Why Don't You Get a Job. Il pubblico a questo punto della serata è numerosissimo, forse la serata più partecipata del festival, e la band californiana fa saltare, ballare e soprattutto pogare i presenti al primo attacco del famosissimo riff introduttivo di The Kids Aren't Alright, per poi avviarsi alla conclusione con Self Esteem.

Un concerto perfetto, una scaletta in grado di alternare con disinvoltura classici intramontabili del punk a pezzi più recenti, ma, volendo cercare per forza il pelo nell'uovo, un po' freddo, a parere di chi scrive. Una scaletta identica per tutte le date del tour, senza alcuna variazione nemmeno nell'ordine di esecuzione delle canzoni, nessun bis dopo l'ultimo pezzo (ma qui forse ha un ruolo anche il fatto di essere infra-settimanali e 'obbligati' a dover chiudere prima).

Ma, come detto, questi sono aspetti secondari di fronte ad una serata di grande musica e a tre concerti che ci hanno fatto viaggiare (e sudare) attraverso alcuni album che sono la storia del punk rock.

 
 

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