Sherwood Festival 2022: Day 10

Talco + Derozer #Sherwood22 - Live Report

25 Giugno 2022

 

Dopo dieci giorni di festival, non si poteva che nutrire la line-up presso l’Euganeo con i “distinti di casa”, andando a pescare rispettivamente a Marghera e a Vicenza, in una sorta di Padova capitale dell’Unesc…ehm, meglio, del punk-rock!

Per chi è Veneto, ma non per forza, gruppi come i Talco ed i Derozer rappresentano tasselli ben solidi dei propri ascolti. Bene o male, chiunque si è imbattuto in pezzi come St. Pauli o nella hit - intramontabile - il cui ritornello è uno slogan abusato: “Ti amo quando sono sbronzo”.

È questo il motivo per il quale il Park Nord si è riempito di una moltitudine senza incasellamenti anagrafici di sorta. Adulti e anziani, giovani famiglie con bambini a seguito, i più vestiti con tenere e pucciosissime t-shirt della band per l’occasione, giovani under 30 e teenager, tutti, solerti nel volersi scatenare sotto il palco di Sherwood. 

Quasi verso il calar del sole, i Talco calcano le tavole del palco con disinvolta sicurezza. Due chitarre, doppi fiati (tromba e sax), basso mancino e batteria, uniti nel traghettare il pubblico in un viaggio ska, composto di balli, turbine di pogo veementi e mani (e pugni…) rivolti verso il cielo.

La scaletta della band margherotta presenta tante tracce di un passato risalente (Tutti Assolti, Combat Circus ed al fortunato Mazel Tov) e di quello più prossimo con Gran Galà da dove è estratto il ben eseguito e apprezzato singolo Danza dell’autunno rosa, ma la rivelazione sta in un cavallo di battaglia che è estratto dall'EP super recente (Insert Coin) e cioè la senza-sosta e cantabilissima Radio countdown, dove chitarre elettriche e una melodia più che orecchiabile generano, ancora una volta, un'aura di festa perfettamente adatta alla serata. 

Non mancano inni come St. Pauli, ispirato alla squadra di calcio tedesca FC. ST. Pauli e icona della sinistra antifascista, che riesce a suscitare un pubblico che non si concede di riposare nemmeno per un minuto tra un pogo e l'altro. Mentre il concerto volge al termine, la band introduce nuove canzoni del suo ultimo progetto, registrato durante la pandemia, come Via e Papel, quest'ultima dedicata con emozione al mondo della cultura e dello spettacolo, che dopo molti sforzi da parte dei lavoratori torna ad assomigliare a quello che conoscevamo prima del 2020. Concludono con uno dei loro brani più popolari, La Torre, composta esattamente 25 anni fa. Prima di abbandonare il palco non perdono l'occasione di incoraggiare il pubblico a recarsi allo stand di Radio Sherwood, per sostenere la Carovana organizzata dall'Associazione Ya Basta! Êdî bese! che presto attraverserà il Messico.

L'energia sopra e sotto il palco si rivela travolgente, sia gli artisti che i fan erano davvero ansiosi di godere dell'esperienza collettiva di un festival come Sherwood dopo più di due anni. La combinazione di rivendicazione e divertimento, con uno show frenetico, ha fatto guadagnare alla band un posto tra i preferiti dei frequentatori dei festival.

Mentre il cielo è verso l’imbrunire, il pubblico ancora confluisce verso il palco, costipandosi in un unico abbraccio cosparso di neon luminescenti. Si  attendono i ‘veci’ Derozer.

A fari spenti compaiono sul palco le figure dei componenti e già alla prima pennata data alle corde metalliche, il pubblico è in visibilio, e saltella al ritmo della rapida-vorace Vecchio Punk.

Seby, con la sua canotta nera d’ordinanza, canta con il suo caratteristico timbro graffiato ma stretto, quasi angolare, riconoscibilissimo sin dalla prima nota. 

Senza troppi convenevoli il concerto entra nel vivo della baldoria, Canzone Ska è infatti subito fautrice di molteplici stage diving del pubblico. 

A proposito della platea: una bellezza immensa. Tutti i presenti cantavano e si sfrenavano, tanti erano lì anche per collezionare un ricordo di una serata speciale, con la quale magari decidere di abbandonare lo status di nubile/cebile, ad esempio! 

Spesso la band tra gli intermezzi musicali racconta episodi, aneddoti, o conduce il pubblico ad indovinare il pezzo successivo nell’esecuzione. L’interlocuzione più ‘critica’ sta in un’amara considerazione di Seby. Nemo propheta in patria, dicevano i latini, e, a quanto pare, a suo dire (come emerge da Spotify) proprio la città di Vicenza è fuori dalla top ten degli ascolti della band, facendosi superare oltre che da Padova anche da città del sud, d’Europa o addirittura extra-EU.

La band formatasi nell’89, tiene a salutare anche i tanti fan più piccoli, definendoli «speranza per il futuro, perchè non ascoltano musica di m…»

Cosa vera e fondamentale. I Derozer spaziano ampiamente sulle tematiche narrate nei propri testi. Magari c’è una canzonetta dal cipiglio più ironico e scherzoso ma non mancano impegni e sensibilità di un certo calibro, come nel caso di Cielo Nero scritta vent’anni fa in occasione di una guerra, ripresa ad avere attualità oggi, nel bel mezzo di un conflitto ad armi spianate.

Ma il tachimetro del punk-rock, invece, segna sempre il massimo donando ai fan più autentici un vero e proprio bagno grondante di sudore: non è infatti mai stato possibile fermarli dalla locura danzereccia!

Dopo una falsa-uscita, seguita da altri cinque pezzi da 90, il pubblico diviene bolgia senza possibilità di tregua, d’altronde era inevitabile con tracce dal calibro di Mururoa, Bar, Alla Nostra Età (inno generazionale intramontabile) e, infine, Branca Day pezzo icona del 1999 con la quale la band ha deciso di donare un commiato nazionalpopolare al proprio pubblico (che sembrava aspettasse questa traccia dall’inizio ndr.).

«Voi siete i Derozer», ripete la band a più riprese, ed effettivamente il pubblico è divenuto un tutt’uno con essa, un vero e proprio quinto componente.

 
 

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