Sherwood Festival 2022: Day 30

Zen Circus + Attack The Sun #Sherwood22 - Live Report

15 Luglio 2022

Meno tre alla fine delle danze: giovedì 14 luglio, a tre giorni dalla fine del festival il palco di Sherwood riaccoglie finalmente dopo quattro anni una delle band indie-rock italiane per eccellenza: i pisani The Zen Circus, oggi accompagnati dagli Attack The Sun.

Sono i quattro veronesi ad aprire il concerto con delle sonorità che ci hanno reso nostalgici degli anni 2000 e che ricordano i Linkin Park e gli Imagine Dragons, ma anche i Twenty One Pilot, di cui è stata eseguita una potente cover del brano Heathens.

L'attesa per il gruppo principale è però alta e, complice anche l'ingresso a #uneuropuòbastare, sin dalle prime ore del pomeriggio il parcheggio nord dello Stadio Euganeo è affollatissimo di fan.

L'ormai famigerato feedback di chitarra introduce il primo brano degli Zen Circus, La Terza Guerra Mondiale, dall'omonimo album del 2016. Mediante una delle canzoni più amate dal pubblico, la band dà il via ad un concerto che vedrà gli affezionatissimi fan completamente affascinati dal timbro potente e sempre riconoscibile del frontman Appino.

Durante il concerto basteranno anche solo un paio di frasi scambiate fra i musicisti ed il pubblico per sintonizzare subito i fan, pronti a recitare insieme i versi della canzone successiva, in una bellissima sintonia tra chi eseguiva e chi assisteva.

Segue Catene, da Il Fuoco In Una Stanza (2018) ma è sulla successiva Non Voglio Ballare che la festa si accende veramente. La set list spazia liberamente tra vecchie e nuove hit; saranno infatti solamente quattro le canzoni tratte dall'ultimo album, Cari Fottutissimi Amici (2022). I brani ascoltati durante il live degli Zen provengono da svariati album e fanno riflettere sulla lunghissima carriera della band toscana, attiva dal 1996, ma anche su quel suo pubblico eterogeneo, travolto a pieno da quello che il gruppo comunica che da sempre interpreta sapientemente lo scontento e la malinconia come anche il romanticismo di più generazioni.

Voglio Invecchiare Male è il primo brano ripreso dal disco di recente pubblicazione: il brano, originariamente registrato in collaborazione con i Management, quasi si collega con l'ormai datata Vent'Anni, brano ripreso invece dal disco Andate Tutti Affanculo (2009) che l'ha preceduto in scaletta. Due canzoni che riflettono sul passare del tempo, separate da tredici anni di carriera. Il brano ripreso da Cari Fottutissimi Amici riflette infatti sul tempo in una maniera confortante, con una sentita onestà e pacata ironia che si intravede già dal primo verso: «Voglio invecchiare male e solo come un animale non è vero ma lo volevo cantare tanto è uguale, per provocare». 

Si passa così attraverso alcune delle canzoni più amate dal pubblico, che infatti canta a a squarciagola le successive Il Fuoco In Una Stanza e Andate Tutti Affanculo. Pezzi ormai storici inframezzati, come detto, dai brani del recente disco, che sembrano ruotare sempre intorno al tema del tempo: Ok Boomer affronta il tema del passaggio dall’essere parte dell’ultima generazione a non esserlo più, non comprendendo le esigenze di quella nuova, quando in realtà «i ragazzi di oggi alla fine sono come noi, con gli stessi cazzi per la testa, e la stessa voglia di fare festa e la voglia di fare l'amore, fare la rivoluzione». Invece in 118, che in studio ha visto la collaborazione dell’attore romano Claudio Santamaria, il testo è totalmente proiettato sulla realtà attuale e sulle situazioni di emergenza che ci sono sempre e che sembrano essere emerse, ancor più amplificate, solo dopo la pandemia.

Da menzionare è la particolare esecuzione di L'Amore É Una Dittatura, brano portato al Festival di Sanremo nel 2019, a Sherwood Festival eseguito dal solo Appino, accompagnato dal pianista Geometra Pagni con una commovente composizione che ha dato modo di mostrare appieno le capacità espressive del musicista.

Infine, dopo un ulteriore tuffo nel passato con Ragazzo Eroe (da Nati Per Subire, 2011) e Figlio Di Puttana (Villa Inferno, 2008), ci si avvicina alla conclusione di questo viaggio nella lunga carriera del circo Zen con una tra le canzoni più particolari del nuovo album, soprattutto, ma non solo, per la sua durata, di quasi dodici minuti. Caro Fottutissimo Amico, originariamente incisa con l'amico di sempre, Motta, termina con una parte strumentale, suonata a luci soffuse. La band ne approfitta per uscire di scena; uno ad uno i componenti abbandonano il palco, per prepararsi al gran finale.

L'Anima Non Conta porta l'intero parcheggio Nord, in buona parte quei figli del Nordest (per nascita o adozione) di cui parlano le prime strofe del pezzo, a cantare ancora assieme. Si chiude con l'urlo liberatorio di Viva, la riflessione tanto più vera oggi di quanto non lo fosse nel 2014 quando fu incisa la canzone: «tanto vivi si muore».

Chapeau agli Zen Circus, che anche questa volta ci hanno fatto commuovere e stancare fino allo sfinimento.

 
 

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