Venezia79 - "Bardo" cronaca di una falsa verità, un viaggio intimo in un Messico che non è solo nuvole

In concorso alla Mostra di Venezia il nuovo lungometraggio del regista messicano, tornato dietro la macchina da presa sette anni dopo “Revenant”.

3 Settembre 2022

L'ultima mastodontica - di quasi tre ore - opera di Alejandro González Iñárritu, non è altro ch un ego-grafia del regista stesso, che dopo cinque premi Oscar e a sette anni da The Revenant, torna in concorso a Venezia 79, con Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths.

Daniel Giménez interpreta Silverio, un famoso giornalista e documentarista messicano, che tra vita e mestiere – e arte, complici le divagazioni oniriche, simboliche, iperboliche, sempre immaginifiche del Nostro – riflette su identità e famiglia, ricordi e Storia. 

Tutto il film gira intorno alla follia dei ricordi e delle paure paure del protagonistam che addirittura perforano il presente, riempiendo i suoi giorni di un senso di sconcerto e stupore. Tra emozioni e abbondanti risate, Silverio lotta per trovare risposte a domande universali eppure intime, riguardanti il successo, la fragilità della vita, la storia del Messico e i profondi legami sentimentali che condivide con la moglie e i figli. In breve, cosa significa essere umani in questi tempi molto particolari.

Bardo è una via di mezzo, volendosi rifare al buddhismo, in cui il confine tra la morte e la rinascita a volte si confonde, in cui termini tra la finzione e la realtà diventano sempre più sfocati.

Il cuore del film però è l'essenziale mancanza di una casa e la nostaglia perenne che accompagna chi ha scelto di migrare altrove. Iñárritu - Silverio nella pellicola che altro non è che la sua controparte - è un messicano che ha scelto di vivere e lavorare negli Stati Uniti. È significativo che questo sia il primo film in lingua spagnola di Iñárritu da anni, con attori prevalentemente messicani, presentato con un realismo magico in stile latinoamericano. 

È la storia di chi è diviso tra una doppia cittadinanza che gli ha dato la gloria e l'amore nostalgico per la sua terra, una lotta interiore tra testa e spirito che matura attraverso un film allucinato e sognante. Apprezzato dalle alte cariche degli USA per il suo lavoro di scoperta e divulgazione, Silverio è odiato in modo viscerale dai suoi vecchi compatrioti che vedono in lui un traditore ed un venduto.

Silverio (e Iñárritu) sono attratti da entrambi, si sentono divisi tra Usa e Messico. Iñárritu può considerarsi una via di mezzo, ma questo film suggerisce che una parola più accurata è "entrambi".

 
 
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