L’Adolescenza dal 1991

Recensione della graphic novel 1991 di Armin Barducci

14 Settembre 2022

Il 5 settembre di quest’anno Eris Edizioni ha pubblicato 1991 il nuovo fumetto di Armin Barducci, co-fondatore del Progetto Manipodio! , attivo fra il 2004 ed il 2008, e dell’etichetta indipendente Underkraut, con sede a Bolzano, la sua città di nascita. Dopo diverse autoproduzioni, ma anche collaborazioni con Tunuè, la già citata Eris Edizioni e Raetia, casa editrice anch’essa bolzanese che traduce in tedesco ed italiano i suoi autori, con 1991 Barducci produce la sua prima graphic novel autobiografica.

Condividendo i ricordi dell’estate del 1991 che lo vedono protagonista, l’autore sembrerebbe raccontare una storia quasi vintage perché ambientata in un’epoca passata, quella degli anni 90, eppure in questa graphic novel spiccano le qualità del romanzo di formazione che portano lettori di tutte le generazioni a riconoscersi nelle esperienze di vita raccontate: le vicende vedono un giovane Armin che vive il risveglio sessuale e l’inizio della pubertà e che ancora non capisce appieno il piacere insito nelle esperienze di vita sperimentate con gli amici, come le serate in discoteca, i contatti con il sesso opposto, la prima sigaretta.

Sebbene siano passati 30 anni da quando la storia è ambientata, gli elementi raccontati permettono a chiunque non solo di tornare a quella fase inconsapevole e insipida dell’adolescenza, ma di farlo esattamente in estate dove sono ancora vivi e presenti quegli elementi che richiamano invece una realtà infantile e le routine lente della vita estiva, dei residence, delle partite a burraco, dei tuffi a bomba e della Petronilla, la pizza della nonna di Armin.

Gli stessi dialoghi vengono esaltati con una grafica colorata, che a loro volta segnalano con importanza quei dettagli immancabili dell’estate che costituiscono una componente rilevante nell’atmosfera nostalgica e familiare che l’autore ha voluto condividere. Inoltre come spesso accade con gli stili che più si avvicinano al tratto umoristico, in molte fasi del racconto non c’è una grande enfasi sulla prospettiva ma il disegno oltre ad essere unico e riconoscibile non annoia mai perché l’autore trova soluzioni sempre nuove per raccontare gli spazi attraverso la composizione (e la scomposizione) libera delle vignette, che vengono distorte, capovolte e ribaltate nell’ordine. Queste scelte stilistiche vengono bilanciate da fondali e paesaggi dettagliati urbani e naturali che fanno un evidente riferimento ai luoghi fra Bolzano e Verona.

Il disegno dei personaggi è squadrato e cartoonesco, quasi da giornale per ragazzi ed il giovane Armin sembrerebbe il classico prototipo del tredicenne che vive in quella fase di mezzo della vita e con cui è impossibile non empatizzare: è impacciato, timido e confuso dai messaggi contraddittori inviatigli dalle ragazze che tende ad interpretare con sgomento, nutrendo le sue insicurezze. L’autore però si allontana da una visione leggera dell’adolescenza: infatti l’indole introversa del protagonista verrà inasprita con la crescita, portandolo ad isolarsi, a non esprimere i propri sentimenti e ad avere dei blocchi significativi nelle relazioni intime, soprattutto amorose.

Attraverso un flashforward si entra nella fine dell’adolescenza di Armin dove sono evidenti i segnali che per il protagonista il rapporto con il suo lato più sereno ed infantile si è spezzato a causa di un trauma, avvenuto poco dopo quell’estate del 1991. I colori prevalenti sono diventati il nero ed il grigio sostituendo il turchese e, al posto del cielo limpido che si alternava ad uno stellato nella prima fase del racconto, un pattern di tetri alberi spogli copre lo sfondo delle prime scene di questa seconda parte. Raccontare un adolescente con un blocco emotivo che quindi non esprime esplicitamente ciò che prova può essere difficile perché rappresentare un protagonista del genere significa non muovere l’azione nella storia attraverso il personaggio stesso ma piuttosto raccontando gli eventi che lo travolgono. Altri fumettisti hanno ovviato a questo problema (o, piuttosto, opportunità) rappresentando figurativamente il mondo interiore dei loro personaggi o anche semplicemente attraverso un flusso di pensiero tradotto in un narratore interno. Se non in poche occasioni, Armin ha deciso di non usare queste soluzioni comunicando l’incapacità del protagonista di affrontare cosa sta provando e rendendolo anche asciutto e schietto.

Le ultime pagine del fumetto lasciano una chiave di lettura piuttosto definita del percorso interiore rappresentato sulla carta. La graphic novel si conclude con una lettera da parte dell’autore ad un sé più giovane, cambiato inevitabilmente dagli eventi, configurandosi come l’epilogo di un lavoro artistico che nella sua interezza sembra chiudere una riflessione personale, condivisa con un pubblico ormai abituato a concepire il fumetto come una finestra sulle emozioni, l’introspezione e la malinconia. L’ultima pagina torna ad essere disegnata e con una sfumatura minimalista, mantenendo dei colori più cupi, è possibile intravedere un barlume di speranza che prospetta un lungo e lento percorso di guarigione per un Armin di nuovo adolescente.

 
 

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