La recensione del libro de Le Plurali, in presentazione allo Sherbooks Festival 2023

Quando la malattia può far sorridere: la monogamia dei calzini di Giulia Pretta

15 Gennaio 2023

La fine di una lunga relazione, l’amico Riccardo e i giochi di ruolo: questi sono i tre fattori che hanno permesso l’incontro e l’innamoramento tra la protagonista de la monogamia dei calzini, Alice Rinaldi, ed Alberto.

Il romanzo ha come tema principale la malattia neurodegenerativa precoce che Alberto scopre di avere; sarebbe riduttivo, però, soffermarsi unicamente su questo aspetto perché c’è molto di più. L’amore tra i due è molto più forte della malattia che è certamente impattante ma Alice riesce a rimanere comunque se stessa. L’autrice, Giulia Pretta, si focalizza sul personaggio femminile addivenendo a costruire una ragazza all’apparenza brusca, forte ed incisiva. 

La monogamia dei calzini è stato pubblicato nel settembre del 2022 da Le plurali, casa editrice che si interessa di narrativa e saggistica solamente di autrici. La già nominata Giulia Pretta, oltre ad essere scrittrice, è editor e co-fondatrice della scuola di scrittura Martin Eden di Padova. Nel 2019 ha esordito con il suo primo romanzo L’ultima pagina, edito Ciesse.

Il racconto è narrato attraverso gli occhi della protagonista: Alice è un’agente immobiliare in difficoltà a causa di una delusione amorosa e di un lavoro poco appagante. Grazie all’amico nerd Riccardo, colui che organizza un gioco di ruolo a casa della ragazza, conosce Alberto, un programmatore informatico. Quest’ultimo si mostra sin da subito carismatico e deciso: in modo curioso ed innovativo la inviterà a cena e, dopo qualche anno, con la medesima modalità, realizzerà assieme ad Alice che le proprie funzioni cognitive non sono in alcun modo regolari. Nel prosieguo scopre infatti di avere una forma di Alzheimer. Alice fa fuoriuscire immediatamente la propria forza, non celando preoccupazioni nonostante la difficoltà del momento, mantenendo comunque la quotidianità della coppia, il suo carattere talvolta acido e la sua ironia pungente.

Il loro amore è più forte della malattia.

I dialoghi indirizzati su come affrontare l’Alzheimer sono un ottimo spunto per entrare più a fondo in merito alle decisioni ed ai cambiamenti che la coppia deve obbligatoriamente attuare. Grazie a questi aspetti legati alla “praticità” della malattia, Alice si spoglia della sua corazza: prende delicatamente per mano Alberto e lo accompagna in ogni sua decisione, non nascondendo preoccupazioni e difficoltà.

I punti forti del romanzo sono rappresentati in primis dalla struttura.

Rilevante è il fattore dello spazio dell’azione: i capitoli, infatti, prendono come riferimento le stanze dell’appartamento della coppia, luogo in cui la loro conoscenza, il loro innamoramento e la scoperta della malattia prendono vita. Apprezzabile è l’aggiunta della planimetria della casa ad ogni inizio capitolo: in questo modo, il lettore riesce a catapultarsi dentro quelle quattro mura, in cui i due protagonisti vivono appieno la loro quotidianità.

Oltre al locus, è apprezzabile anche il tempo dell’azione, che non è affatto lineare: il primo capitolo narra un fatto accaduto nell’ottobre 2016, per poi tornare nel passato - nel momento in cui i due si incontrano - ed infine vivere il presente della malattia.

Altro punto di forza è rappresentato dalla protagonista Alice. Questo personaggio vive infatti un’evoluzione straordinaria specie nel momento in cui scopre la malattia. Se nella prima parte del romanzo si mostra poco empatica, arrogante, quasi “di ghiaccio” dinanzi ad ogni situazione, nel prosieguo si scioglie e mostra tutta la sua sensibilità sopita, mantenendo una calma invidiabile ed una peculiare ironia. Alice rispetta Alberto in tutte le scelte che decide di adottare, accetta inoltre di prendersi le responsabilità del fidanzato, senza battere ciglio. Usa la sua “acidità” per proteggersi dal dolore che avrebbe potuto abbatterla e farla cadere.

Nonostante il libro, a finale, risulti essere particolarmente piacevole, a parer di chi scrive è necessaria una critica: la trama – purtroppo – decolla solo a partire dalla seconda metà del romanzo. Il momento conoscitivo della coppia non riesce da sé a catturare interesse probabilmente a causa delle lunghe digressioni riguardo al gioco di ruolo, momento ludico fondamentale per i due personaggi. Si entra in sintonia con la coppia solamente dal capitolo sulla realizzazione della malattia.

Tirando le somme, è necessario sottolineare l’aspetto ironico che contraddistingue i dialoghi del romanzo: si ha la sensazione di essere dinanzi ad un ossimoro che accosta da un lato il dolore per una malattia neurodegenerativa precoce, dall’altro il sorriso che traspare in volto durante le conversazioni riguardanti la situazione difficile che i due stanno vivendo. Nel capitolo in cui Alberto si dedica alla scrittura del suo testamento, ad esempio, si ha questo tipo di percezione ossimorica.  

La forza narrativa di questo romanzo è esplosiva. Citando Gloria Ghioni, fondatrice del sito Critica Letteraria, “la monogamia dei calzini: delicato, ma incisivo”.

Non si potrebbe che essere d’accordo.

 
 

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