Giulietta 113, un nome una garanzia. Garanzia di un'epoca, un contesto storico, un automezzo divenuto icona di un certo cinema (poliziottesco); se in America i cavalli son stati sostituiti dalle Ford, in Italia i cavalli dello spaghetti western han ceduto il passo alle Alfa Romeo della polizia. Giulietta 113 richiama non solo un automezzo che ha attraversato decine e decine di film e un decennio terribile e cruciale;  richiama un mood urbano, grigio e rosso, teso e autunnale, smog e nicotina, poliestere e nylon, digestivi e whiskey, cemento al posto del verde, tensione e delirio a Milano, Genova, Roma.

Giulietta 113 sono Piero Bittolo Bon ai fiati, Enrico Terragnoli alle chitarre, Danilo Gallo al basso e Giovanni Natoli alla batteria. Musicisti in un modo o nell'altro avvezzi allo scontro con gli Elementi del Caos, del Malessere, dell'Iconoclastia. Improvviseranno su immagini dei polizieschi di Enzo G. Castellari, uno dei registi più abili a definire l'estetica di un genere e le istanze di un decennio.

 
 
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