La Valle dell’Asso - Carmine Tundo

16 Maggio 2023

La Valle dell’Asso è una valle che costeggia il canale dell’Asso, piccolo torrente che taglia in due il Salento e non sfocia mai nel mare. Partendo da questa suggestione è nato l’omonimo concept album, che prende spunto dai racconti di una contea immaginaria rimasta ancorata in un tempo antico, tranquilla e silenziosa che sorge lungo le ripe fertili del cuore della provincia leccese. In questa malinconica contea, storie d’amore e passione si consumano nel silenzio dei campi appena arati.

L’album è composto da dieci canzoni, collegate tra loro in un flusso musicale ed emotivo lento e rassicurante, alternato da incursioni ironiche e più movimentate, come ne “La chiesa madre di Galatina” in cui viene descritto il modo di pensare spesso malizioso delle piccole cittadine di provincia del sud. Il sound acustico del disco, commistione tra cantautorato classico e folk, accompagna emotivamente i testi romantici ed irriverenti, tessendo trame inaspettate come ne L’arcangelu Michele, brano scritto in dialetto salentino, che racconta la presunta storia clandestina tra l’arciprete del villaggio e una giovane donna promessa in sposa.

È uscito il 19 aprile scorso per l’etichetta pugliese Discographia Clandestina La Valle dell’Asso, quinto album da solista del poliedrico cantautore salentino Carmine Tundo

La sua attività musicale conta diversi progetti - Mundial, Nu-Shu, oltre a La Municipàl, insieme alla sorella Isabella - e collaborazioni con programmi e serie tv di cui ha composto le colonne sonore.

L’album si apre con il canto di un uccello - forse un’upupa viaggiatrice - su un arpeggio che ricorda quello di Giochi proibiti di Segovia, che con un’atmosfera sognante ci accompagna nella valle fertile e silenziosa del Canale dell’Asso.

In questa breve preghiera laica (Preghiera di Sirgole), il cantautore non si rivolge a un Dio, ma al suo amore, introducendo l’ascoltatore, ancora inconsapevole, alle storie che seguiranno:

«[…] Amore mio misericordioso 
vittima e carnefice del nostro cuore adultero
Dacci oggi il nostro spicchio di salvezza
Proteggimi dalle responsabilità di diventare adulto.»

Quella che segue è una raccolta di descrizioni delicate, di situazioni esistenziali, che fanno immergere chi ascolta in un’atmosfera malinconica e coinvolgente. Descrizioni accurate di figure umane, paesi e contrade (Cutrofiano, Collepasso, Sirgole...) intorno alla valle del canale dell'Asso, che raccoglie acque carsiche e piovane senza riuscire a portarle fino al mare e le cui sponde rispecchiano esistenze altrettanto irrisolte.

È il caso del pastore che, in Il canale dell’Asso - su note che ricordano The Partisan di Leonard Cohen - rimpiange e racconta dei boschi che c'erano prima delle colture, mentre aspetta che la pioggia lavi lo zolfo dalle foglie delle vigne e i braccianti bestemmiano per la siccità che ha bruciato le angurie. 

 

Come la Tempesta, che arriva all’improvviso nel buio della notte e travolge gli amanti che diventano pioggia e fulmini, amore e follia:

«Tempesta
Ti ho chiamata tempesta
Sei pioggia
Quando sei accanto a me
E non mi basta 
Scoprirmi la testa
Confessa
Sei più pazza di me.»

Come la depressione che nasce dalla mortificazione e dalla gelosia per la propria donna, promessa sposa, vista uscire dalla casa dell'arciprete del villaggio, in L'arcangelu Michele,unico brano in dialetto, che si adatta perfettamente al racconto di una storia proibita;

Come quelle delle "compagne" raccomandate a Santo Paulu, nella pizzica La chiesa madre di Galatina, affinché le protegga dalle malelingue, dai pregiudizi e anche dalle conseguenze delle durezze e dei sogni ostinati che hanno chiuso e intristito le loro vite.

«E Santu Paulu mio de Galatina,
Che culli tutte quante le compagne, 
Proteggile dai tradimenti e dalle malelingue,
Fino all’eternità
Santu Paulu mio de Galatina
Che curi tutte quante le tarante
Proteggi le piccinne da quel mondo antico, libera dal male la città.»

La gemma preziosa della raccolta è rappresentata da Il primo raccolto che si inserisce a pieno titolo nella tradizione "maledetta" degli amori finiti, dalla Canzone dei vecchi amanti di Jacques Breil a Farewell o Incontro di Guccini. Brano che ci culla verso la chiusura del disco.

 

È il canto dolente e appassionato di un amante che immagina la schiena della sua donna, le fantasie e i desideri ma al tempo stesso presagisce l'allontanamento dell'amata dalle campagne che hanno visto nascere il loro amore, per andare verso le città e verso il futuro.

Ma è un amore destinato a sopravvivere alle lontananze, alle nuove vite, ai traguardi, ai viaggi, alle mogli, ai mariti, ai figli, ai capelli grigi, per rinascere come le fragole di Sirgole: piccola ignota contrada che diviene per magia scenario importante  di un amore che ha la grandezza della fine e della rinascita, presagite o raccontate, non importa.

È una storia meravigliosa, accompagnata da una musica ricorsiva e struggente

Racconti introdotti, accompagnati, a volte spezzati da brani strumentali: La calma prima, romanza per chitarra il cui giro armonico ricorda, quasi ricalca, Hotel California degli Eagles;

L’onorevole De Maria e Lucia da Collemeto, la prima più ritmata, la seconda più dolce, inserite nella scia tracciata da grandi compositori di colonne sonore, Nicola Piovani, Ennio Morricone, Nino Rota (Amarcord);

Infine Chiusa, su sonorità di musica sarda, riprendendo il testo della preghiera che aveva introdotto il disco, conclude l’opera.

Un’opera che parla di passato e di presente, capace di evocare atmosfere antiche, perfettamente inserito nel solco della migliore tradizione della musica d’autore italiana, da De Andrè a Capossela, con una fluidità di suoni e ritmi in cui si intrecciano continuamente risonanze di altre culture mediterranee e riferimenti oltreoceano.

 

 
 

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