ReadBabyRead #51 del 15 dicembre 2011

Antonio Tabucchi: "Notturno indiano" (1/3)

15 Dicembre 2011

Antonio Tabucchi

Notturno indiano (parte 1 di 3)


per info su Franco Ventimiglia e Claudio Tesser:

www.letturaealtricrimini.it


Riduzione: Claudio Tesser

Legge: Franco Ventimiglia


Antonio Tabucchi (Pisa, 1943) costituisce un caso a sé nell'ambito della letteratura italiana di oggi, essendo non solo scrittore, ma anche critico, filologo, traduttore, professore di lingua e letteratura portoghese, autore di elzeviri per la stampa italiana ed estera, di libri-inchiesta e di saggi teorici. Tentare delle ipotesi sull'opera dello scrittore Tabucchi significa quindi non perdere mai di vista la produzione dell'uomo Tabucchi, da sempre impegnato e in prima linea nella lotta per la libertà di informazione e strenuo libero oppositore dell'attuale gravissima situazione politica di malgoverno in Italia, che egli ha personalmente definito "emergenza democratica".
Nel suo primo importante romanzo, e uno dei più poetici, Notturno indiano (1984), i temi caratteristici della scrittura di Antonio Tabucchi si intrecciano a squarci descrittivi dell'India, per dar vita ad un itinerario esistenziale in forma di diario di viaggio.Nei primissimi capitoli l'autore evidenzia la tetra miseria che l'intera India patisce, gli effetti disastrosi sulla popolazione del colonialismo inglese, la dipendenza economica dall'Europa, in particolare dall'Inghilterra e dal Portogallo. Alla luce di tale sfacelo è ben comprensibile la constatazione del cardiologo dell'"ospedale": "Essere atei è la peggiore maledizione, in India".
È possibile tracciare una similitudine tra la sorte dei malati nei lazzaretti indiani e le speranze dei dannati nell'opera dantesca: da una parte vi sono gli afflitti che identificano col futuro la speranza di salvezza, come nel Purgatorio; dall'altra ci sono, come nell'Inferno, gli incurabili che attendono la morte nel dolore, nella sporcizia e nel caldo.
Tema ricorrente del libro, è quello degli incontri: essi avvengono sempre di sera o di notte e sono casuali, ma determinano lo svolgersi degli eventi, come già osservato in “Sostiene Pereira” e in “Piccoli equivoci senza importanza”.
Notturno indiano costituisce un esempio di ciò che è definito "metaromanzo": come nel metateatro Plautino, anche qui abbiamo la frattura delle barriere, ma mentre con il commediografo latino si ha una fusione tra finzione e realtà, Tabucchi crea una storia all'interno di un'altra storia, ovvero si ha "il romanzo che racconta se stesso" [Anna Dolfi].
Tutto torna: Roux, partito alla volta dell'India per cercare un altro, finisce per trovare se stesso in un'imbarcazione con tante luci; ma stando al colpo di scena finale, non è forse vero che il cercante e il cercato, dopotutto, convergono nella stessa persona?


Le Musiche, scelte da Claudio Tesser


David Sylvian, Preparation for a journey
Paolo Birro, Ljuba (Luisa Longo)
Joshua Pierce, In a landscape (John Cage)
Jon Hassel, Toucan Ocean
Charlie Haden, Nightfall
Jazz Composer Orchestra, A.I.R (Carla Bley)
John Coltrane, After the rain
Gonzalo Rubalcaba, Here’s that rainy day (Johnny Burke & Jimmy Van Heusen)

 
 

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La copertina del libro “Notturno indiano” di Antonio Tabucchi (Sellerio, La rosa dei venti n. 6, 2009)

 
 

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