Venezia79 - "Vera", di nome e vera come autentica

Vera Gemma interpreta se stessa in una storia di riscatto e liberazione.

2 Settembre 2022

La figlia di Giuliano, l’eterna figlia. Nel film interpreta sé stessa, una figlia d’arte alla ricerca di una via d’uscita dalla solitudine e dalle batoste lavorative. Finirà a contatto con la periferia che si arrabatta per tirare a campare, ne rimarrà affascinata, non senza conseguenze.

Stanca della propria vita e delle relazioni superficiali, vaga nell’alta società romana. Quando, in un incidente automobilistico in una zona di periferia, ferisce un bambino di otto anni, inizia con lui e con suo padre un’intensa relazione. Ma presto si rende conto che, anche in questo mondo, lei non è che uno strumento per gli altri.

Vera racconta la vita di Vera Gemma ma inserisce anche una linea rossa da fiction. Vera vive all’ombra di un padre famoso, l'attore Giuliano Gemma, ereditando il look western di tanti suoi personaggi. Un padre famoso e bello, ingombrante. Una famiglia in cui l'estetica rappresentava un valore assoluto. 

Il film è girato in pellicola, luci crepuscolari a tratti soffuse, Vera Gemma veste un'uniforme di ordinanza, tacchi a spillo, cappello da cowgirl e pellicciotto, non si capisce quanto sia reale e quanto sia personaggio; questa distinzione si scioglie con i dialoghi, quando dichiara che per i suoi genitori ingrassare era anche peggio dell’eroina e che lei, fin da piccola, aveva sempre voluto assomigliare al canone di bellezza delle donne trans, per cui oggi che vi aderisce pienamente si vede bellissima, a dispetto dei terribili commenti carichi di sprezzante insensibilità e cecità morale che le riversano online i suoi immancabili haters. Per non parlare del provino in cui Vera viene, all’inizio – superficialmente e brutalmente snobbata -, per poi essere invece nobilitata solo nel momento in cui ha modo di dire chi era suo padre. 

Tizza Covi e Rainer Frimmel alla regia, insistono sul personaggio un po' naif che soffre dell'ingombrate figura paterna, ritagliando persino una scena insieme ad Asia Argentoamica fraterna di Vera e che con lei condivide il destino della “figlia d’arte” per via del padre Dario, al Cimitero Acattolico di Roma a visitare la tomba del figlio di Goethe, registrato sulla sua lapide solamente come “il figlio di Goethe”, come se non avesse altra possibilità di essere ricordato al di fuori del padre illustre letterato. 

Lo stesso destino che sente sulla sua pelle Vera Gemma, a fronte dei tanti no e dei tanti rifiuti ricevuti, con la forza e la speranza però che un riscatto prima o poi arrivi.

 
 
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