Aspettando Sherbooks Festival 2024 dal 26 al 28 gennaio 2024: l'ultimo libro di Veronica Galletta, Pelleossa

Pelleossa di Veronica Galletta

Il libro sarà presentato a Sherbooks Festival sabato 27 gennaio alle 20:30

22 Gennaio 2024
 - Elena Bax

C’è qualcosa di meraviglioso, quando si legge un nuovo romanzo, nel ritrovare personaggi ispirati a libri letti in precedenza o riferimenti a questi ultimi. E’ come una vecchia conoscenza che torna e non sarà mai come nell’originale ma avrà qualcosa di unico che solo la scrittrice o lo scrittore che lo riporta in vita riesce a donarle. 

Pelleossa (Minimum fax, 2023) di Veronica Galletta si può definire un romanzo di formazione, un romanzo corale e anche storico. Al di fuori di queste denominazioni più tecniche è un vero e proprio inno all’amore per la letteratura. Tra le sue pagine vi sono omaggi a Verga, Sciascia, Calvino, McCarthy e più in generale alla tradizione letteraria siciliana. Vi è un'appendice alla fine del romanzo, intitolata A ciascuno il suo, in cui l’autrice ringrazia tutti coloro dai quali ha preso ispirazione per la creazione dei personaggi e la stesura del suo romanzo.

Siamo a Santafarra, paesino immaginario, nella Sicilia del 1943, durante lo sbarco degli americani. Da qui seguiremo le vicissitudini di Paolino Rasura, un bambino di sette 

anni e attraverso i suoi occhi faremo la conoscenza di tutti gli abitanti di Santafarra. E per quanto si tratti di un luogo inventato non è difficile riconoscere qualsiasi piccolo borgo della Sicilia degli anni ‘40. Nulla riesce a renderlo più reale del fatto gli abitanti si dividano in  sali, ovvero i pescatori e i terragni, cioè i contadini. E anche le varie ingiurie date alle famiglie di Santafarra restituiscono una società del passato che alcuni di noi ricordano dai racconti dei propri nonni ed altri invece l’hanno conosciuta solo attraverso libri o film. Lo stesso titolo del romanzo Pelleossa si rifà all’ingiuria data alla famiglia di Paolino. Una parola che ti marchia e ti descrive per il semplice fatto di essere nato in una famiglia, annullando completamente la singolarità della persona che si riduce ad essere appartenente ad un determinato nucleo familiare. 

Il nostro protagonista Paolino Rasura viene da una famiglia di sali ma odia andare a pescare. Gli fa venire la nausea il sangue del pesce e ha paura di andare in barca nonostante sia quello che ci si aspetta da lui in quanto appartenente ad una famiglia di sali. E invece Paolino è un bambino sensibile a cui piace immaginare ad occhi aperti, è curioso, fa domande a tutti gli adulti e rimane incantato ad ascoltare le storie che gli vengono raccontate. Per questo viene chiamato in modo dispregiativo n’cantesimo dai suoi compagni. Sarà proprio per cancellare questa “ingiuria” che deciderà di accettare un prova di coraggio: entrare nel giardino di Filippu, un vecchio che vive isolato sulla collina e passa il suo tempo a scolpire teste e da tutto il paese considerato un pazzo.

Dopo questa prova di coraggio Paolino conoscerà un luogo incantato e diventerà amico dell’anziano Filippu da cui cercherà risposte e riparo ogni volta che ne avrà bisogno. Seguiremo Paolino per i successivi quattro anni che segneranno il passaggio dall’infanzia all’entrata nel mondo degli adulti. Lentamente inizierà a scoprire le dinamiche del mondo che lo circonda, a fare la conoscenza con la morte e con l’amore. In tutto questo percorso sarà accompagnato da personaggi memorabili come lo Zu Ntoni, Nonno SIlvestro, il maestro Giovanni, la famiglia Camarda, il fratello Calogero e molti altri. 

Oltre alle storie dei singoli personaggi vi è in sottofondo la Storia, quella vera: la fine della seconda guerra mondiale, il rientro o il mancato rientro di coloro che erano partiti come soldati dall'isola, il referendum e le prime lotte sindacali. 

La lingua usata, un miscuglio tra italiano e dialetto siciliano,  permette di immedesimarsi completamente nel racconto. Dopo qualche pagina diventa perfettamente comprensibile, (parola di una veneta) quindi non fatevi intimorire e lasciatevi trascinare da Paolino nel Giardino delle teste di Filippu. 


 
 

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