TANGK - IDLES

Il quinto album della band di Bristol, tra sperimentazioni ben riuscite, nuove consapevolezze e messaggi d'amore e gratitudine verso la vita

15 Febbraio 2024

Love is the thing. Quattro parole che all’interno di Tangk vengono ripetute numerose volte e con cui si può racchiudere il concetto dietro le undici canzoni che gli Idles hanno deciso di donare ai propri ascoltatori.

 

Tangk è il frutto di un percorso spirituale, dopo quattro album che parlavano in maniera sarcastica della società, il tutto associato a vari traumi e a prese di consapevolezza dei propri difetti. Questo album è un voler fare pace con i propri demoni, un manifesto d’amore verso sé stessi e gli altri per dimostrare che si può raggiungere la felicità tramite la gratitudine per la vita. C’è un bellissimo concetto racchiuso in POP POP POP che è quello di Freudenfreude, ossia l’essere orgoglioso e felice per i traguardi degli altri, a discapito di una competizione malsana che la società vorrebbe farci provare.

Il violento sound del gruppo incontra lisergiche basi elettroniche, la voce di Joe Talbot si sposta sempre di più verso un cantato melodico, le atmosfere si aprono a nuovi scenari sperimentali che fuoriescono dagli schemi della band. Una sperimentazione dettata anche dalla collaborazione fra Mark Bowen (chitarrista) e Nigel Godrich, dove tramite jam session nel 2022, la band ha abbracciato l’utilizzo di tape loops per aggiungere dettagli al proprio suono. L’intero album vede infatti alla produzione lo storico collaboratore dei Radiohead e mente dietro la famosa serie musicale From The Basement, oltre al ritorno di Kenny Beats, importante produttore hip-hop e anche lui ideatore della nota serie musicale The Cave, e lo stesso Mark Bowen.

Tangk, si apre con il pianoforte di IDEA 01, trasportandoci fin da subito in un clima intimo e profondo dove Joe abbandona dolcemente il suo passato per abbracciare una nuova consapevolezza: l’amore verso il mondo. Complici anche i synth che ritroveremo in numerosi punti dell’album. Ma è proprio l’atmosfera intima a fare da padrona in questo album, la sensazione di avere di fronte una persona che si è spogliata delle proprie debolezze, come si percepisce in A Gospel, una ballata che parla di un amore finito accentuato da un pianoforte e da violini che scendono come delle lacrime con un mezzo sorriso di consapevolezza.

Ma questo disco non lascia troppo il tempo all’amarezza e alla malinconia perché vengono subito spezzate da Dancer, il primo singolo pubblicato dove compaiono James Murphy e Nancy Whang degli LCD Soundsystem ai cori. Ed è qui che sentiamo tutte le intenzioni racchiuse nel titolo Tangk (rigorosamente da pronunciare senza la “g”): l’onomatopea pensata per racchiudere il suono delle chitarre di questo album. Non sono molti i pezzi che ci riportano ai classici Idles: uno di questi è sicuramente Gift Horse caratterizzato da un cantato molto cattivo e da un basso prepotente, uno di quei brani che ti fa venire paura all’idea di stare in mezzo al pogo. Questo terzo singolo ci aveva preparato e fatto immaginare che anche il restante del disco andasse su questo versante.

Invece Tangk è proprio una riscoperta della melodia e di suoni nuovi per la band di Bristol, avendo qualche discesa soltanto in brani come Hall & Oates e Jungle, pezzi meno ispirati e forse troppo ancorati a sonorità del passato, risultando dislegati dalla forte creatività dell'album. Ma d’altronde il ripudio per le etichette, che tendono a canalizzare in un solo genere non è un segreto per gli Idles. Infatti, Joe ha affermato in un’intervista per Rolling Stones di Will Richards che «Sono qualsiasi cosa voglia essere oggi. Sono una persona creativa e nessuno mi può dire chi sono. Sto in una band con cinque esseri umani molto diversi tra loro, e non potremo mai essere una sola cosa».


Con questo album la band vuole chiarire ai propri ascoltatori che gli Idles non sono solo una band punk che urla dei messaggi ad un microfono, ma che può essere davvero quello che vuole, capace di partorire brani melodici e commoventi, mantenendo comunque una forte identità. Tangk lo si può davvero definire il passaggio dalla rabbia e perdizione, caratterizzate dalle vicende dei membri della band tra tossicodipendenza e mal gestione delle emozioni, ad un approccio completamente diverso alla vita, dove l’arte è la chiave di tutto per raggiungere l’amore e la gentilezza. 

 
 

 
 
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