Venezia80 - “El Conde”, l’impunità che rende eterni

Pablo Larraín sceglie di ritrarre Pinochet come un vampiro alludendo alla rinascita della destra globale.

30 Agosto 2023

L'autore cileno Pablo Larraín torna a Venezia - dopo "Spencer" nel 2021 - con la satira crudele El Conde, in cui il dittatore cileno Augusto Pinochet, uno dei simboli del fascismo globale, viene ritratto come un vampiro di 250 anni che vuole finalmente morire.

Il film allegorico, girato in bianco e nero dall'asso della fotografia Ed Lachman, ha come protagonista il venerato attore cileno 87enne Jaime Vadell nel ruolo di Pinochet, autore del sanguinoso colpo di stato militare nel 1973, in seguito al quale si instaurerà un regime militare, tristemente noto per uccisioni, desaparicìon ed esecuzioni, dove a farne le spese furono più di tremila persone.

Per la prima volta Larraín mette Pinochet - che in realtà è morto a 91 anni nel 2006, impunito e ricco - davanti e al centro della macchina da presa. Larraìn si spinge oltre, ritraendo il dittatore come un succhiasangue disaffezionato, che non riesce più a sopportare che il mondo lo ricordi come un ladro e non come assassino spietato. A casa, nella sua gotica residenza nell'entroterra cileno, tollera la moglie Lucia (Gloria Münchmeyer) e lo spregevole gruppo di figli mediocri, che attendono con ansia il giorno in cui potranno ereditare i milioni illecitamente accumulati dal padre in conti bancari internazionali. 

"Quando ho pensato a come avvicinarmi a questa figura, l'idea di un vampiro e della vita eterna è venuta fuori dalla sua impunità", racconta Larraìn. "Argentina, 1985 di Santiago Mitre - applaudissimo l’anno scorso a Venezia - è un film sulla giustizia e su come quel Paese sia riuscito a voltare pagina perché c'era un accordo nazionale sul fatto che non sarebbe mai più potuto succedere”. Non è lo stesso copione per in Cile: ”Non abbiamo mai processato Pinochet” e con quest’ultima opera il regista vuole sottolineare come il dittatore generale Augusto Pinochet continui a vivere in Cile, dopo il suo pensionamento nel 1990 e la sua morte nel 2006, attraverso quelle classi benestanti cilene che continuano a lottare con i loro ricordi di come se la passavano bene sotto il suo governo.

È un film politico in cui l'idea del vampiro è perfettamente lineare con la scelta di mettere in primo piano un mostruoso militare arrivista i cui scagnozzi hanno ucciso migliaia di dissidenti, terrorizzato altre decine di migliaia di persone e succhiato via la speranza da un Paese, una horror story che esemplifica come l’autoritarismo e la difesa dei privilegi da parte dei potenti possano totalmente distruggere una nazione, un’identità, un popolo.

Pare una parabola, invece, la figura della giovane suora - interpretata da Paula Luchsinger - che intende esorcizzarlo e purificare la sua eredità, proprio come la Chiesa sta presumibilmente facendo con Pinochet nel mondo reale. 

El Conde vuole essere una denuncia, vuole mettere in risalto come il cuore annerito dal passato del Cile che ancora vive sulla corruzione clientelare, sulle classi elitarie e sull’estrattivismo; attraverso la voce narrante - musicalmente british che accompagna tutta la pellicola - dimostra però che, mentre i cattivi della storia diventano spesso sinonimo di fascismo in tutto il mondo, altri che si spacciano per semplici conservatori possono essere non meno mostruosi. E invita senza dubbio a prestarci attenzione.

 
 
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