Intervista a Scissor Salad, un'insalata di musica tagliente che lascia il segno!

Quattro chiacchiere con l'etichetta padovana tra l'importanza di fare musica insieme e il dare voce e risonanza ai progetti locali

9 Aprile 2024

Se c’è una cosa che non puoi non notare di Padova è proprio la sua scena musicale, la voglia di mettersi in gioco su questo fronte e la sinergia con cui riesce ad intersecare le vite di singoli artisti in più progetti. A partire dalla storica etichetta, Dischi Sotterranei che ormai da una decina d’anni “spinge suoni sporchi”, passando alla nuova scena hip hop che la Restraining Stirpe Crew sta fomentando ogni martedì al Distretto Est in zona Stanga, per poi finire con la nuova etichetta Scissor Salad. I due Giovanni, Tommaso e Sotos sono le menti di questo nuovo miscuglio che per funzionare bene deve essere condito con i seguenti ingredienti: «il feeling giusto, gli accordi bastardi, gli occhiali appannati, i fischi nelle orecchie, la famiglia e la musica in carne ed ossa».

A fare quattro chiacchiere sull’etichetta ci sono Giovanni Dodini, Giovanni Stocco, detto Vanni, e Tommaso Zoppello, che li ritrovo super in orario al bar Donna Paola dove ci eravamo dati appuntamento, con davanti un Americano e un paio di Campari Spritz.

Vorrei partire con una classica domanda. Cosa vi ha spinto a creare un’etichetta indipendente come Scissor Salad? Qual è la sua storia?

Giovanni: “Noi siamo tutti musicisti, ed è la spinta principale che ci ha portato ad aprire l’etichetta. Ad un certo punto, dopo le nostre esperienze, ci siam guardati e abbiamo detto «Oh raga, facciamo una cosa nostra». Sia per avere un modo snello per pubblicare i nostri dischi che magari non avevano avuto altri canali, sia per i dischi di tutti i nostri amici che ci piacevano e che erano troppo fighi per non uscire. Il tutto si è commiato con Vanni che aveva questo progetto che aveva redatto per l’università e quindi era venuta fuori l’idea di Scissor Salad. L’immaginario è collegato a questo nome e abbiamo sfruttato quest’idea, visto che era già li pronta. Da lì siam partiti.”

Vanni: “Ci siamo conosciuti quando io con i Grigio Scarlatto abbiamo aperto i Galassia Club al Nadir. Da lì, dopo vari spritz e birre è nata una simpatica e amorevole amicizia. Bazzicava nella mente di tutti fare una roba del genere e abbiamo catalizzato le attenzioni e le energie nel fare questa etichetta. Era estate 2023, quando abbiamo deciso di metterci sotto. Inizialmente avevo cominciato a pensare a qualcosa del genere per i fatti miei, ma anche soprattutto per un lavoro che avevo messo nel portfolio universitario. In particolare, il logo e il nome erano una cosa che già esisteva, e siccome avevamo la pappa pronta abbiamo deciso di sfruttare quest’identità che poi si è sviluppata per fare un’etichetta nostra”

Ma perché proprio Scissor Salad?

Vanni: “Scissor Salad è un gioco di parole molto semplice. Io sono un grande amante della Caesar Salad, che è l’insalata con il pollo e il grana. Scissor sono le forbici perchè siamo taglienti. Un’insalata di qualcosa di tagliante, un miscuglio di robe che lasciano il segno e un bel marchio.”

Le etichette indipendenti come la vostra risultano essere una sorta di scelta collettiva di promuovere la musica, una bella alternativa ad una forte spinta individuale per emergere, dove non ci si fa scrupoli a divorare l’altrə pur di diventare qualcunə. La mia curiosità è quella di chiedervi come si muove Scissor Salad a riguardo? Quale vuole essere il suo obiettivo?

Giovanni: “Cerchiamo di dare voce a chi magari non la trova in altri canali o con altre etichette e altre persone. Facciamo tutto il possibile in base all’artista che ci troviamo davanti per farlo arrivare alle persone.”

Vanni: “Almeno a livello italiano, il mondo delle major è la cosa più distante da noi, da quello che ascoltiamo e che ci fa stare insieme in questo momento. Quindi è giusto che contribuiamo nel nostro piccolo, a partire da un piccolo punto nevralgico che incontra altri piccoli punti nevralgici con esperienze, musiche, posti dove suonare ecc..

Così si crea rete, si creano situazioni e si manda avanti questo bellissimo mondo della musica underground”

Tommaso: ”A livello di comunità una cosa fondamentale per me, ma anche per l’etichetta è il ritrovare quella bellissima dinamica che si è persa negli anni: la scena di una città con gruppi che fanno musica e che vogliono, pensano e vivono questa situazione. Quindi ritrovare il senso di comunità artistica, di scena musicale che è stata demolita dal Covid. Ci si è ritrovati tutti con la scheda audio, a fare le cose in un angolo della propria camera. Si è perso il contatto che è la cosa più importante della musica perché questa si fa assieme e con altre persone. Quindi per me è sempre difficile non pensare a questa cosa: è importante per noi e per i nostri artisti vivere questo senso di comunità, fare musica non è solo produrla davanti ad un computer e con dei software”.

Oltre a promuovere gli artisti e artiste sui social, come supportate e aiutate chi è entrato nella vostra comunità?

Giovanni: “Capiamo il modo più intelligente per uscire in base a quello che l’artista ha a disposizione, viste le finanze limitate di tutti e tutte, capiamo se può avere un ufficio stampa che lo affianchi e qual è il migliore al minor prezzo, supportiamo per la distribuzione fisica – che ancora non abbiamo fatto - ma che faremo probabilmente per qualcuno perché in generale è quello che fanno le etichette: stampare i dischi per gli artisti. Oltre alla distribuzione fisica cerchiamo concerti e posti dove farli suonare”.

Tommaso: “Io aggiungerei il servizio a cui sto lavorando: il mio studio. Quindi anche a livello di produzione, di arrangiamento per arrivare al risultato finale, si può appoggiare a quello che è il mio spazio, in quanto è quello che faccio nella vita”.

Vanni: “Io contribuisco quando posso sulla parte comunicativa per quanto riguarda il contenuto grafico, fotografico e video. Con Claya abbiamo cominciato questa cosa, facendo i contenuti insieme. Con i Grigio per forza di cose ho fatto i contenuti. Con Monica (m0m0) c’è stato un bello scambio di materiale. Quindi con i futuri progetti si cerca anche di integrare questo lato. Una bella domanda da fare sarebbe: «Come vuoi apparire graficamente al pubblico?»E da lì cerchiamo di dare una mano su questo versante”.

Penso che scegliere di partire completamente da zero sia un investimento, un salto nel vuoto di cui non si sa se si avrà un ritorno dal punto di vista economico, sociale e culturale. Mi piacerebbe sapere effettivamente quanta fatica ed impegno c’è dietro nel sostenere questo progetto. Come si fanno ad intersecare le vite di chi c’è dietro a mantenere il tutto con quelli che sono gli impegni lavorativi?

Tommaso: “Da come avrai capito è una cosa che facciamo di cuore, una cosa in cui ci crediamo e che ci piace. Quindi il ritorno economico esiste, ma per il momento è una dimensione per far vivere dei progetti e non ci interessa avere dei soldi in tasca da queste attività. Dal punto di vista del conciliare le nostre vite, è impegnativo. Ma essendo una cosa che ci viene spontanea e che pensavamo da tanto tempo, tutti quanti fanno i loro sforzi per portarla avanti, entro i limiti delle 24 h giornaliere e con il fatto che bisogna dormire”.

Vanni: “Ci si prova, siamo 3 / 4 (5 volendo anche) e chi c’è lo fa e cercando di far funzionare tutto, rispettando i nostri impegni. Lo facciamo perché ci piace”.

Incuriosita chiedo loro chi sarebbe il quinto membro di Scissor, e mi svelano essere Jack, un loro amico che è presente “spiritualmente”, una figura jolly per i ragazzi per quanto riguarda il ricordar loro le cose importanti, che siano il merch o gli spostamenti da fare.

Giovanni: “Per gli artisti che stiamo lanciando e che si interfacciano all’inizio di questo percorso, è importante ricordare che se si pensa subito al mero guadagno non si va da nessuna parte, a meno che non fai la trap o determinati generi. Al centro ci deve essere la musica, quello che vuoi trasmettere e il gaso che vuoi portare ad altre persone. Si ritorna sempre al concetto di creare un’audience, un pubblico ed è quella la valuta più importante.

Ad oggi contate nel vostro roster quattro progetti musicali che si muovono tra il cantautorato pop lo-fi tra Claya UA e Kiwi 666 e l’alternative rock misto a shoegaze con m0m0 e i Grigio Scarlatto. Avete in mente un’impronta, delle vibrazioni, un’identità in particolare con cui volete che la vostra etichetta venga percepita?

Giovanni: “Di base no, è un’insalata. Quindi questo concetto trasmette molto il fatto che non c’è una sonorità, un genere preciso, ma siamo aperti veramente a tutto. Basta che sappia arrivare, che sia fresco (altrimenti l’insalata se non è fresca fa cagare) e autentico. Le uniche barriere che abbiamo sono: tutto tranne jazz”.

Vanni: “Comunque sarebbe bello che un terzo, qualcuno che usufruisce della musica dell’etichetta si faccia la stessa domanda e provi a trovare un filo rosso”.

Tommaso: “Diciamo che se noi dovessimo tracciare un filo rosso, sicuramente la parola chiave è l’underground. Quindi tutte le cose che risultano essere un po’ weird, che sono a cavallo tra due generi che non sono ben identificabili, tutta la vena che non appartiene al classico rock”.

A proposito di questi artisti citati, ci potete raccontare un po’ di loro, o consigliare cosa ascoltare di ognunə?

Giovanni: “Partiamo da Monica (m0m0), che è la prima che abbiamo fatto uscire e che ha spaccato i culi! L’abbiamo vista carica sui social, che lascia trasparire la voglia di fare cose fresche. Un brano che consiglio è Dora Maar”.

Vanni: “Monica è stata la prima anche perché volevamo far uscire qualcosa che fosse fuori dai nostri progetti, anche perché i nostri erano ancora in costruzione”.

Tommaso: “Il suo disco è quello per cui abbiamo detto «Wow! Ci piace tanto, troviamogli una casa».

m0m0

Vanni: “Anche perché ricordo che c’era questo disco a cui stava lavorando anche Roberto (Kiwi 666), di cui Monica non sapeva bene cosa fare. Quindi abbiamo preso la palla al balzo, avendo Scissor Salad appena nata e questo ep fighissimo appena nato in mano, abbiamo fatto 1+1 e per fortuna che è andata così. Io mi sono già affezionato all’ep e Monica l’abbiamo vista presa bene per come sta andando la distribuzione e il supporto da parte nostra. Quindi, secondo me, ha funzionato come primo step”.

Tommaso: “Poi abbiamo Kiwi 666, anche lui è un nostro amico conosciuto a Padova nei suoi anni di studi mentre lavoravamo insieme ad Arcella Bella. Tra una birretta e l’altra ci siamo scoperti entrambi musicisti. Anche lui aveva un disco in ballo, che ci ha dato l’opportunità di lavorare insieme ad Alessandro Fiori. Ci siamo ritirati per una settimana a Modena per lavorare al disco insieme ad Alessandro. È un disco molto bello, impegnativo ed audace a causa degli anni in cui ci troviamo dove il contenuto passa in secondo piano, la poetica non è più importante. Invece Roberto ricopre quello spirito al 100%, lo fa bene. Il brano che vi consiglio è Bartleby”.

Giovanni:Randy è obbligatoria!”

Vanni: “Secondo me la cosa bella del disco è che più lo ascolti e più ti viene facile da ascoltare”.

kiwi 666

Tommaso sottolinea quanto sia importante avere qualcuno alle spalle che ti spinga e che ti faccia accorgere del potenziale di ciò che crei, come è stata la figura del producer Alessandro Fiori per Kiwi 666 con il disco Y.

Giovanni: “Poi c’è Claya UA che, secondo me, è un altro lavoro che non è facile da comprendere fin da subito, proprio come Kiwi 666. La gente lo riesce a capire soprattutto grazie ai concerti, che i ragazzi stanno facendo in tutta Italia. È un disco che bisognerebbe ascoltarlo al tramonto in montagna o davanti ad un caminetto in inverno per riflettere in solitudine”.

Tommaso: “Io ci tengo particolarmente a questo disco perché è il primo che ho fatto da solo, con i miei microfoni. Inizialmente era una lista di canzoni più intime, più introspettive. Poi ho deciso di chiudermi in garage con una chitarra, il mio vecchio clarinetto, una scheda audio ed è lì che è partito tutto. Poi ha avuto un processo infinito, ma mi piace ricordare il momento in cui è iniziato tutto”.

Tommaso ringrazia i suoi amici Alvise ed Enrico, che sono stati come una luce in fondo al tunnel, dopo 10 mesi di produzione di canzoni, dove era arrivato ad un punto in cui non capiva più che direzione dovessero prendere i brani.

Giovanni: “Pezzi da consigliare: Mani e la hit Letti di carta”.

Vanni: “La mia preferita è Diranno”.

Tommaso: La cosa divertente è che Diranno è esattamente la prima registrazione di quando ho scritto la canzone. Ero sveglio da un paio di ore, l’ho suonata e registrata e poi non l’ho pià toccata. Mi sono reso conto che arrivava molto di più così, con uno spirito lo-fi alla Daniel Johnston, con tutte le brutture e le imperfezioni, piuttosto che rifarla”.

claya ua

Poi Tommaso passa dal suo progetto al parlare dei Grigio Scarlatto.

Tommaso: “Progetto che nasce in una dimensione chitarre e chorus. Poi non sembra, ma i ragazzi non suonano da moltissimo insieme, più o meno dalla pandemia. Il nuovo album (che uscirà il 5 aprile) è un’evoluzione di come erano partiti, degli ascolti che hanno fatto negli anni, del loro conoscersi come musicisti durante le prove in sala ed entrare a fondo di quest’aspetto. Sono arrivati a questo disco che ha delle radici nei loro vecchi pezzi, ma revisionati, con l’aggiunta dell’elemento Facciamo quello che ci piace fare.

Vanni: Io lo vedo come una specie di primo punto d’arrivo dopo gli esperimenti che abbiamo fatto con i due ep prima. Forse un po’ perché volevamo provare a far parte di qualcosa, ci siamo un po’ pettinati nei primi ep. Si sente la differenza abbastanza grande con gli ep precedenti e con quello che sta per uscire”.

Vanni racconta di quanto gli Exit Exit, i loro produttori, li abbiamo spinti in questa deviazione perché si erano accorti di quanto fosse più sincero questo tipo di lavoro da parte della band.

Giovanni:” Io consiglio NSSP!”

Subito mi rendo conto di quanto i concerti siano effettivamente sempre stati la chiave dei Grigio Scarlatto, io in primis durante i loro live ho sempre visto una risposta da parte del pubblico molto entusiasta.

grigio scarlatto

Facciamo un salto nel passato, c’è qualche progetto musicale che avreste voluto avere nel vostro roster?

Qui si decide di comune accordo che avrebbero nominato un possibile artista ed uno praticamente impossibile, vuoi perché sono morti o perché hanno smesso di far musica, giusto per il meme.

Tommaso: “Per il meme direi Davide Bowie. Seriamente sparo due nomi molto ambiziosi: Andrea Laszlo De Simone e Iosonouncane. Secondo me sono tra i migliori artisti che abbiamo in Italia”.

Vanni: “In questo periodo sto ascoltando e mi stanno piacendo molto i Big Cream, quindi vorrei loro. Per il meme direi gli Slint.”

Giovanni: “Per il meme direi Ludwig Van Beethoven, e purtroppo sulla scena nuova non sono molto ferrato. Quindi direi i Verdena.”

Tommaso: “Scrocchiamo loro il pollaio per registrare!”

 
 

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