Canzoni contro la natura - Zen Circus

La Tempesta Dischi, gennaio 2014

5 Marzo 2014

La verità, pura e cruda. Il mood generale che si percepisce fin dal primo ascolto di Canzoni contro la natura è infatti quello di un pacato svisceramento della società. Niente ribellione generazionale, niente incazzature contro “il sistema” stile punk.
L'unica cosa che gli Zen Circus hanno preso in prestito da un post-punk anni '90, oltre che le tematiche sociali/etiche, è lo scazzo. Il tocco distintivo è stato fonderlo sapientemente allo stile da cantautore illuminato (vedesi la deandreggiante L'anarchico e il generale), creando quindi testi impegnati ma mai nostalgici, accusatori ma mai arroganti, divertenti ma mai superficiali. Veri, insomma.

Tutto questo si percepisce già da Viva, primo estratto dell'album, che esplode nel finale con un inno alla mediocrità squisitamente italiana “evviva l'italia, viva la fica, viva il duce, evviva la vita, viva il re, viva gli sposi, viva la mamma, evviva i tifosi, viva la pappa col pomodoro, viva la pace, evviva il lavoro, viva la patria, la costituzione, viva la guerra tanto vivi si muore”. Il pezzo trascina la sua carica fino alla tanto straordinaria quanto disillusa Postumia, track numero 2, che ti lascia per un attimo galleggiare, in buona compagnia, in un divertito e liberatorio menefreghismo “che certe notti qui si fa un po' di cagnara, cantava quello che da Mario non ci lavorava”, “che io lavoro giusto per tenermi in vita, sai cosa me ne frega dell'Europa unita. Del 7 e 40, la differenziata, alzate l'imu tanto io non avrò mai una casa, neanche trent'anni e quasi come tutti quanti il futuro me lo bevo per non pensarci”.La title track, la più interessante dal punto di vista del testo, distorce tutte le visioni antropocentriche di una natura debole e indifesa, e l'unica natura verso cui si va contro è quella umana, tanto che ne l'Albero di Tiglio, una cinica ironia permette alla band di giocare ad essere Dio e fingere di parlare con gli uomini: “voi credeste ch'io fossi fatto a vostra immagine e somiglianza perché lo avete letto sui libri che vi siete scritti da soli, io non ho mai avuto un figlio come potrei io che sono un tiglio”

Tutto il disco è condito da melodie orecchiabili ed una sana dose di sarcasmo, quel tanto che basta a lasciarti con l'amaro in bocca. Sestri Levante ti fa finire il disco ripensando a tutto e a niente, accendendoti una cicca e lasciandoti trasportare dal suo tono inaspettatamente cantilenante.

Tracklist
1) Viva
2) Postumia
3) Canzone contro la natura
4) Vai vai vai!
5) Albero di tiglio
6) L’anarchico e il generale
7) Mi son ritrovato vivo
8) Dalì
9) No Way
10) Sestri Levante

Silvia Gharaba

 
 

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