A Trento riapre il Centro sociale Bruno

Il video racconto della giornata di inaugurazione

6 Marzo 2014

Domenica 2 marzo 2014 a Trento è stato (ri)aperto il centro sociale Bruno. Tantissime persone hanno partecipato all’evento, da Trento ma anche da fuori città, spinte dalla curiosità e dalla voglia di vedere nuovamente il Bruno nel pieno delle attività, dopo pochi mesi di autorecupero dello stabile in lungadige S. Nicolò.

Sono infatti passati quasi 6 mesi dall'annuncio, nell'agosto 2013, nel quale veniva espressa enorme soddisfazione (Una scommessa collettiva vinta) per essere giunti a un accordo con Patrimonio del Trentino, il braccio operativo della Provincia, incaricato di risolvere la questione dello stabile occupato in via Dogana. Quell’accordo, rivendicato come una vittoria politica e sociale dopo svariate minacce di sgombero rispedite al mittente, arrivava dopo 11 anni di percorso politico costellato di occupazioni e zone temporaneamente autonome dove l’elemento centrale è stata l'autogestione.

Prima del 2001 a Trento non era mai esistito un centro sociale: è l’onda lunga delle giornate del G8 di Genova che fa irrompere nel dibattito cittadino l'esigenza diffusa di una generazione di avere un luogo liberato dalle logiche del profitto, dove costruire un’altra idea di società, fondata sull’intreccio di mutualismo e cooperazione, e dove far vivere l’insopprimibile voglia di libertà e socialità. Un’esperienza maturata attraverso l’incontro di corpi e creatività, di generosità e intelligenza, di artigiani e artisti, che ha visto un punto di passaggio, fondamentale per radicarsi appieno nel tessuto sociale, con la nascita del Centro sociale Bruno.

Da allora si è aperta una breccia anomala e innovativa rispetto al passato e all'esistente, impossibile da chiudere: il Bruno, in poco tempo, è diventato lo spazio sociale in grado di coniugare radicalità e conflitto sociale, uno spazio del comune dal linguaggio post- ideologico e post-moderno, irriverente ed indipendente.

In questi anni sono migliaia le persone che lo hanno attraversato, per un’assemblea o dibattito, per un acquisto genuino e ribelle, per ascoltare della buona musica o sorseggiare un ottimo vino bio a km0, per fare un corso di danza o riparare la propria bicicletta, oppure semplicemente per trascorrere una serata tra amici e far festa senza il coprifuoco della città.

Il centro sociale Bruno è tornato ad essere questo e sarà sempre qualcosa di più. Nel nuovo spazio hanno preso forma progetti vecchi e nuovi: quello di "CiclOstile, la ciclofficina popolare" che lavora sulle questioni di un’altra mobilità, sostenibile ed accessibile a tutte/i; quello della biosteria "Alla cuoca rossa. Da Clara", dedicata ad una compagna recentemente scomparsa; quello dei "Richiedenti Terra", che si occupa della questione della cittadinanza attiva e della tematica della terra, attraverso la gestione di un orto comunitario ed attraverso campagne contro gli ogm e l'agricoltura industriale. Un nuovo ambito di lavoro si apre con le produzioni culturali ed il laboratorio multimediale che, grazie anche alla piattaforma Sherwood.it, si collocano sempre più come terreno di conflitto e pratica del comune dentro la contemporaneità.

Domenica 2 marzo è stato un nuovo inizio e a chi ci chiede cosa può un centro sociale, noi, sereni e a testa alta, rispondiamo: tutto!

 
 

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