La vita è breve, eccetera: femminilità, aborto, stereotipi e la categoria libri di racconti.

Il report di Sherbooks 2024

15 Febbraio 2024

A pochi mesi dall’uscita della sua ultima “fatica” letteraria, Veronica Raimo presenta La vita è breve eccetera (Einaudi, 2023) e si racconta - con la consueta e tagliante sincerità - a Rossella Puca in occasione dello Sherbooks 2024. Molti i temi toccati: dallo stato dell’editoria italiana al suo rapporto con la scrittura passando per un tema a lei molto caro ovvero il ruolo della donna oggi.

  

In controtendenza rispetto alle esigenze del mercato che privilegia il romanzo, la raccolta di racconti equivale, per Raimo, ad una riaffermazione della propria volontà artistica nel non scontato margine di manovra da lei “strappato” a seguito del clamoroso successo di Niente di vero (Einaudi, 2022). È proprio questa esigenza di sfidare le mode che ha spinto la scrittrice romana a scegliere un’immagine di copertina volutamente provocatoria e ambigua nelle sue molteplici interpretazioni. Ambiguità rintracciata come il fil rouge degli undici racconti assieme allo sguardo femminile che ne permea ogni pagina. Donne accomunate, a detta dell’autrice, dal vissuto di spaesamento esistenziale dal quale sarà difficile uscirne senza una risposta, uno “scatto”, dalle conseguenze quanto mai incerte.

La discussione si è successivamente spostata su considerazioni più generali quali la femminilità e lo scarto che Raimo intravede tra l’immaginario, ora platealmente ora subdolamente plasmato da vecchi stereotipi, e l’effettiva e completa autonomia della sua soggettività. Un esempio su tutti è il tema dell’aborto intorno al quale, anche da sinistra, l’autrice percepisce una certa ritrosia a riconoscerlo come un intervento scevro da ogni qualsivoglia accezione luttuosa o religiosa.

Su questa nota, Raimo rivendica il diritto - spesso negato alle donne - ad avere una volontà contraddittoria e non oggettivabile, poiché attraversata da pulsioni inconsce il cui reale significato non è chiaro neppure al soggetto, figuriamoci alla società. Seppur complesse, queste premesse rispecchiano molto meglio la natura umana nonché il rapporto con la scrittura della scrittrice. Non esiste, infatti, nella sua opera una linearità o sguardo giudicante nei confronti dei suoi personaggi. Anzi, la stessa autrice si definisce “instabile nel suo posizionamento”, il che rende il suo lavoro molto più genuino e onesto.

Per concludere, sollecitata dall’intervistatrice riguardo progetti futuri, Raimo ancora una volta dà prova di onestà intellettuale - ahimè carente nel panorama culturale italiano - svelando una situazione d’impasse creativa che, come la foto di copertina, può essere interpretata in vari modi: come un’ansia paralizzante o, speriamo, come uno stallo rischioso sì ma foriero di una ancor più feconda attività artistica. 

 
 
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