2012 dischi per finire il 5. 5 dischi per finire il 2012

La mia personalissima classifica

31 Dicembre 2012
 - Momo

Anno fertile di musica, perché la sofferenza alimenta la vena creativa, e di sofferenza collettiva nostra signora della crisi (e della dinamite, grazie Canali) ci aiuta a vibrare.

Anno ricco di pazzia, per chi ancora rischia in plastica e vinile per le proprie creature in un mondo di upload da verificare e download da retribuire.

Anno travagliatissimo, che ha visto anche la sospensione cautelativa (per riordinare le idee) della trasmissione, che riprenderà comunque tra pochi giorni.

Anno che non verrà più per l'ultimo Maestro, in ordine cronologico, della musica italiana aggiuntosi alla lista dei dipartiti. Un Paradiso musicale lasciato in Terra per noi. Grazie, Lucio.

5 album - 5 per il 2012, escludendo quel capolavoro di Utopie e piccole soddisfazioni di Bologna Violenta che ritengo riduttivo considerare un disco, semmai un'opera incisa per la propria valutazione personale ed il proprio metabolismo pre o post-concerto.

5 s - drink to me

Arrivano da Torino, ed escono con la conferma della loro qualità, e sul palco si mostrano davvero 'gruppo'. Perde posizioni solo per la lingua, come anche "Crowd surfing" di Heike Has The Giggles.

Leggi la recensione di S dei Drink To Me

4 cento giorni da oggi - amor fou

Se mi avessero detto anche solo due anni fa che avrei messo in top 5 un disco degli Amor Fou non ci avrei creduto. Mi sono sempre piaciuti, ci siamo sfiorati, il loro "Periodo ipotetico" mi è dentro ma non mi avevano mai convinto fino in fondo. "Gli zombie nel video di Thriller" apre maestoso e vanesio un album che si fa canticchiare leggero nella sua profondità.

3 nel giardino dei fantasmi - tre allegri ragazzi morti

"V'ho purgato ancora", potrebbero portare sulla maglia i TARM come un Piotta di fine millennio. Arrivati giusto in tempo per finire nelle classifiche dei 2012, scacciando altri posti meritati con il sudore dei mesi, con un disco troppo bello per essere recensito da chiunque non si chiami Stefano Bottura, che ha trovato le parole più belle per un album che non si può escludere.

2 padania - afterhours

Vabbè. Chi mi conosce sa che non c'è gruppo italiano che sia così dentro e fuori di me. "Padania" è una parola che ha finalmente un senso. Le sue tracce non sono sul terreno o nei confini di una nazione: le sue tracce sono 15. "Nostro anche se ci fa male" e la title-track su tutte a riscoprire una band che molti avevano considerato ferma a un muro di Hilary's Pagani coperto di punti di domanda dopo il discusso (e spesso presto dimenticato) "I milanesi ammazzano il sabato". Imprescindibile.

Leggi la recensione di Padania degli Afterhours

1 gioco di società - offlaga disco pax

Due album densi di contenuti che fanno vibrare l'anima dall'autoradio e dal palco non erano sufficienti. Collini e soci partoriscono un disco che fin dal primo ascolto, se attento, regala sensazioni senza paragone. Pugni dritti al cuore e sciacqui continui per il condotto uditivo giusto, quello con la corsia preferenziale verso il cervello. Un disco didattico per il Pensiero. Un disco che mette cerotti e li toglie, per poi buttare sulla ferita un po'di pomata antibiotica ma coprirla alla buona. Parole e suoni perfetti. Perfetti. E, rileggendone il mio primo personalissimo ascolto, mi rendo conto che il pezzo che mi ha messo più in crisi anche all'atto di 'recensirlo' è quello che amo di più: "Sequoia". Un pezzo che dovrebbe essere vissuto in religioso silenzio, con un adeguato impianto audio, nell'attesa che la sequenza di tre note acute ed ovattate finale, unita alle sue meravigliose parole, vi sconvolgano e liberino i vostri dotti lacrimali come è successo a me.

"penso che sia una bella cosa, una lieta meraviglia, che ancora non ci abbia toccato né guerra né miseria" (Max Collini)

 
 
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