Gap Dream - Shine Your Light

di MonkeyBoy, Vinylistics

26 Novembre 2013

Voto: 8,5/10

Generalmente, quando si fanno uscire due album in altrettanti anni i casi sono, appunto, due: o si ha ben poco da dire e si cerca di sfruttare il momento di notorietà per raschiare il fondo, oppure si è particolarmente ispirati e si vuole comunicare al mondo la propria arte. Gabe Fulvimar dei Gap Dream appartiene senza dubbio alla seconda categoria, perciò dopo solo 22 mesi dal brillante ed omonimo esordio, eccolo che si ripresenta col secondo capitolo di quella che è destinata ad essere una ‘luminosa carriera’.

Shine Your Light comincia a nascere quando Fulvimar si muove dall’Ohio con destinazione California dove, dal dicembre 2012 all’aprile di quest’anno, si bunkerizza letteralmente nelle stanze della Burger Records - precisamente in un buio magazzino pieno zeppo di LP nuovi ed usati – e con la collaborazione di Bobby Harlow (Conspiracy of Owls, The Go, King Tuff) partorisce il disco che non t’aspetti. Sì perché al buon Gabe non frega assolutamente nulla di spiazzare o deludere chi si aspetta un seguito in linea col puro garage ed il bedroom-style dell’esordio; quello che si ha tra le mani sono 10 canzoni che variano dal rock psichedelico al glam, dal synth-pop-glitch all’elettronica e francamente è anche arduo tentare di etichettare un lavoro come questo, perché quando una, due o anche tre categorie di riferimento non sono abbastanza per descrivere un certo tipo di musica, ciò che rimane è un album con una propria identità distintiva. Le melodie sono ancora retrò ma la resa è differente rispetto al passato – l’elettronica sofisticata prende il posto della strumentazione casalinga – e volutamente le danze si aprono con la title track Shine Your Light e quei suoni che sembrano usciti da un videogioco degli anni’80. Gioiosa, si presenta in scala maggiore per quasi tutta la durata mostrando tuttavia un mal celato elemento sinistro che emerge nel breve ponte prima del coro e che avvolge (senza stringere troppo) l’ascoltatore fino alla fine. Questa sorta di divertente e luccicante pop psichedelico scivola veloce nella successiva Chill Spot, languido mormorìo post-rock che ricorda vagamente i brani del primo album e che non a caso è stata la prima canzone composta per questo LP. Oltre a mantenere altissima la qualità, il merito di Chill Spot è quello di evidenziare come gli elementi tradizionali – nel caso specifico, i rimandi ai suoni lamentosi ed acuti della West Coast – vengano incorporati magnificamente in quelli nuovi, come synth, loop, sample e quant’altro.

Uno dei punti cruciali di Shine Your Light è la combinazione di indolenza e sicurezza che i Gap Dream hanno acquisito col tempo e che ben presto ha fatto capire loro cosa funziona nella propria musica. Questa sorta di autocoscienza si riversa in brani come la magnifica Fantastic Sam dove la tradizionale struttura delle pop song si fa glitch, e si stende come un coro continuo su synth iper patinati, su cui Fulvimar utilizza campionamenti di voci effettate ad eco che di più non si può. Un discorso a parte va fatto per i testi, tutti volutamente molto semplici e leggeri, che non trattano mai grandi temi esistenziali ma che hanno l’indubbia capacità di connettersi direttamente con chi ascolta. Immediate Life Sentence, ad esempio, è una specie di ode trendy e surf rock con una spavalderia tale da ricordare qualcosa dei Ramones e che sputa fuori tutta una serie di frecciatine insolenti nei confronti di una evidentemente ex girlfriend di Gabe. E’ uno dei pezzi più sinceri del disco nonostante la sua apparente meccanicità, con uno humour ed un candore che dimostrano tutta lo spirito giovanile e speranzoso del suo autore.

L’universo musicale dei Gap Dream è sicuramente in espansione, tutte le canzoni suonano allo stesso tempo distinte le une dalle altre mentre si riconosce l’appartenenza a quello stile di Fulvimar così imbevuto di sintetizzatori e krautrock. In Love Is Not Allowed (che per inciso ricorda un po’ Slave) c’è questa specie di mood rilassato della dance alla Moroder che contribuisce a mantenere lo straniamento del debutto, ma sono le capacità di songwriting ad essere nettamente cresciute come testimonia There’s Blood On The Stone, una brillantissima combinazione di indie rock e dance pop a cui non è possibile rispondere stando fermi senza ballare. Altrove, il gioco di luci ed ombre di Snow Your Mind rimanda tremendamente all’elettro-pop esistenziale degli 80’s ed è un altro tassello su cui si costruisce questo mix di stili dei Gap Dream che ha il grande merito di funzionare sorprendentemente bene.

Queste continue oscillazioni retromaniache tra garage e synth, questo muoversi tra gli Slade dei tempi d’oro e gli Air di Moon Safari, tra gli ’80 ed il bubblegum dei ’60 sarebbe sinceramente tutta fuffa se non ci fossero le grandiose melodie di Fulvimar a fare da collante ed a garantire l’enorme qualità di questo lavoro. Se in alcuni episodi si può percepire una sorta di distacco, una spersonalizzazione fatta di voci robotiche – come nella già citata Love Is Not Allowed – o di strutture musicali piuttosto artificiali – presenti non a caso nell’anthemica You’re From The Shadow - permane senza dubbio un cuore rock and roll che rende tutti i brani pulsanti di vita e sanguinanti di passione. La conclusiva e maestosamente sommessa Come Home è una ballata gentile che rende concreto quanto detto sopra, ma è Shine Your Love a dare l’esatta caratura melodica dell’album.

E’ il brano senza dubbio più complesso di Shine Your Light, è beatlesiana fin dall’incipit e si libra sui synth tipici dei primi anni ’70, muovendosi verso il garage pop. Si rimane davvero estasiati di fronte al caleidoscopio di suoni che Fulvimar e Harlow hanno creato per questa canzone, una varietà si stili elegante e coesa che rende palese una produzione ricercata e calda, in contrasto con gli episodi più freddi e distaccati dell’album. Un trionfo insomma, che contribuisce a mantenere vivo il concetto di luce vs oscurità che permea questo sophomore e che alla fine permette ad ognuno di trovare il proprio equilibrio in mezzo al caos melodico dei Gap Dream.

Gli ultimi anni sono stati a dir poco elettrizzanti per Gabe Fulvimar e per quelli che collaborano con lui al progetto Gap Dream; dall’essere poco più di un fallito al trovarsi in compagnia di Michael Stipe e Liv Tyler, strafatto di acido e molesto come lui solo, è un passo lungo per tutti, eh. Ma Gabe è rimasto grosso modo lo stesso cazzone, lo si capisce dalle interviste che rilascia e dal fatto che sul retrocopertina di questo album accanto alla dedica per la sua famiglia ed i suoi amici compaia anche un ringraziamento alla “My Burger family”, ossia tutte quelle persone della label californiana che lo hanno letteralmente adottato, dandogli un letto dove dormire e assicurandogli i pasti mentre registrava le sue canzoni. Una seconda famiglia, appunto.

I Gap Dream volevano trovare un nuovo suono per questo secondo album, volevano dei tempi più sostenuti, dei sintetizzatori più pesanti, una drum machine implacabile ed in primo piano. Fulvimar in particolare, voleva creare dei ritmi vitali, diretti e molto appariscenti, voleva dare alla luce un album che fosse come la sua vita. E ci è riuscito.

 
 

Tratto da:
http://vinylistics.altervista.org

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