Red+White&Green, Atto III - Il Triangolo

di MonkeyBoy, Vinylistics

3 Dicembre 2013

Al terzo appuntamento, non potevamo che parlare di un trio che ha scelto come nome un poligono di tre angoli e tre lati. Dimenticatevi di Renatino, dei servi della gleba e di sicurezza stradale: ecco a voi Il Triangolo, la band.

Luino è uno di quei nomi di città che finché non ci vai ti sembrano mitologici, tipo Roncobilaccio e Barberino di Mugello; sorge sulle sponde del Lago Maggiore, è citato da Hemingway in Addio Alle Armi e ha dato i natali, tra altri vip nostrani, a Marco Ulcigrai (chitarra e voce), Thomas Paganini (basso e cori) e Mauro Campoleoni (batteria e percussioni), tre ragazzi che nel dicembre del 2010 decidono di unirsi in un’avventura musicale del tutto nuova, Il Triangolo. In realtà il gruppo nasce dalle ceneri di esperienze musicali che i tre avevano percorso precedentemente: Ulcigrai e Campoleoni erano membri di una band pop-punk chiamata I Mescalina, lo stesso Ulcigrai e Paganini si davano allo screamo nei The Good Mourning. Per questo nuovo progetto cambiano tutto - nome, genere, attitudine - si rifanno ad una certa tradizione italiana, quella del Beat degli anni ’60 e del cantautorato dei ’70, mischiando e filtrando ogni cosa, fino a realizzare una perfetta sintesi decisamente al passo coi tempi. Non chiamateli retromaniaci che si incazzano ma siamo lì, nell’accezione migliore del termine ovviamente.

Se invece, come hanno fatto molti fin dall’inizio, rivedete in loro gli eredi dei Baustelle mi incazzo io perché, a parte il gusto vintage che condividono con la band di Bianconi, i nostri sono privi di quella sofisticatezza (vera o presunta che sia) patinata ed un po’ finta, quel voler essere vagamente radical-chic che dà noia dopo 5 minuti, mentre hanno decisamente più ironia e sarcasmo, elementi che a dire il vero emergono qua e là nella loro musica in modo piuttosto obliquo e tagliente ma non sempre palese. Ascoltandoli si ha l’idea di essere tornati nell’Italia del boom, quella del Sorpasso e della Dolce Vita, delle grandi speranze a bordo di una Alfa cabrio mentre si va al mare a Castiglioncello. Di tutte queste influenze il trio parla liberamente, ammettendo che la passione per i Sixties sia nata ascoltando i vinili dei loro padri, di essere affascinati dai costumi e dalle ideologie di quell’epoca, ma nulla di più. Sicuramente anche il cinema ha fatto la sua parte, quello classico degli spaghetti western di Leone e quello ormai neo-classico e pulp di Tarantino. Fatto sta che nel 2011 fanno uscire il loro primo EP, Giurami e vincono l’edizione annuale di VA Sul Palco, concorso musicale per artisti emergenti, all’interno del progetto Notturno Giovani, realizzato dal comune di Varese.

Il 6 aprile dello scorso anno per Ghost Records viene pubblicato l’album d’esordio de Il Triangolo, Tutte Le Canzoni, registrato e mixato presso Sauna Recording Studio di Varano Borghi da Andrea Cajelli e Sergio Meggioni (ex bassista degli Hot Gossip e già produttore di Syria), con quest’ultimo anche alla produzione insieme a Filippo Perfido di Gamma Pop, che si è occupato della produzione dei contenuti video della band. Non c’è solo il surf-rock anni ’60, ma anche il garage, il Beat della British Invasion ed il cantautorato nostrano, il tutto focalizzato attraverso un’ottima capacità di scrittura, decisamente sopra la media. Tra le fonti citate dalla stessa band troviamo Celentano, De André, i Pulp ed i Ramones, a testimonianza della grande eterogeneità del prodotto finito. Le Forbici ha un’intro francamente irresistibile e di cui si possono ricordare pochissimi uguali nella storia recente della musica italiana; tra melodia e vagheggi surf il tema affrontato è quello dell’omicidio di una prostituta per mano di un amante troppo violento, mentre l’approccio è quello sopra citato dello spaghetti western in salsa tarantiniana. Lo stesso filo conduttore porta alla successiva Canzone Per Una Ragazza Libera, che ammicca a De André solo nel titolo e presenta la struttura classica della canzone italica dei tempi che furono, con un cantato forse un po’ troppo di maniera ma che comunque funziona assai bene per creare l’atmosfera retrofuturistica che i tre cercano.

Siamo solo all’inizio ma già si capisce come Il Triangolo riesca a suonare magnificamente bene grazie a pochi ma semplici accordi - che rimangono in testa ben al di là dello sporadico ascolto dei singoli brani - ed a quella ironia che pervade una canzone come Battisti, una sorta di cazzeggiante endorsment del trio nei confronti dell’intoccabile reatino, presente qui in una versione decisamente edulcorata rispetto a quella dell’EP. Ci sono momenti molto spensierati, come nella divertente e danzereccia Giurami - con la sua batteria in tempi dispari, le parti vocali avvolgenti e dalla metrica assai ricercata - o nella disincantata La Primavera, che parla dell’amore eterno e della felicità ma con un retrogusto un po’ amaro, che può aver avuto in questa canzone una possibile fonte di ispirazione.

La parte centrale dell’album è decisamente la più sperimentale. Canzone Per Un Soldato oltre ad essere davvero un pezzaccio e riportare alla mente Apache degli Shadows, presenta numerose tracce di chitarra e percussioni, un evidentissimo respiro Morriconiano grazie soprattutto alla produzione di Maggioni ed al calore della voce di Ulcigrai, vero valore aggiunto per la qualità complessiva di questo esordio. La gemella Johnny insiste sullo stesso tema portante, con un po’ più di marzialità nelle parti ritmiche - la batteria qui, come nel brano precedente, ricorda non poco i The Last Shadow Puppets - ed ancora più profumo di epica di frontiera e Trilogia Del Dollaro. Il manifesto di Tutte Le Canzoni è però la killer track Nessuna Pietà Per Quelli Che Odiano Gli Anni ’60, un mezzo capolavoro che a dispetto del titolo e per stessa ammissione del trio varesino racconta la degenerazione borghese di chi è cresciuto in quel periodo storico così peculiare. E’ stata la prima canzone che Ulcigrai ha scritto per la band e la prima ad essere stata suonata da tutti e tre insieme; ritmi sostenuti, chitarre pulite e galoppanti, un testo affilato come una lama, sono gli ingredienti per nemmeno 3 minuti di vera delizia acustica.

Sul finale i tre ribadiscono il loro ruolo di innovatori del Beat-pop italiano con la gradevole Quando Isacco Gridò Contro Il Popolo, che si conclude tradendo molto chiaramente gli inizi screamo di due di loro, e con Una Sola Preghiera, vera e propria invocazione a dio – imperniata sui concetti di giudizio e perdono, legge terrena e legge divina – che, forse proprio per contrasto con la traccia precedente, evidenzia il tentativo compiuto dalla band di addolcire e smussare lo stile degli inizi, sottolineando i progressi e i notevoli risultati raggiunti.

Nel 2012 oltre all’esordio, Il Triangolo è impegnato anche a partecipare alla compilation di cover degli 883, Con Un Deca, dove rifanno Nella Notte e a collaborare col MI AMI Festival. L’inizio è stato davvero fulminante e promettente, un mix assolutamente ben prodotto e di qualità, probabilmente pronto all’esportazione in un futuro non lontano. Questa è una band moderna ma non modaiola, modernista ma non retrò, pulita ma mai noiosa, che riprende i suoni del passato sconvolgendoli con ritmi attuali ed incalzanti, che crede nella giovinezza e parla dell’amore.

Come loro stessi dichiarano: “non crediamo che esistano persone che odiano gli anni ’60. Puoi odiare il rap, puoi odiare Joseph Kony, la musica elettronica, Yoko Ono, Gesù, ma non puoi odiare gli anni ’60”. Notevole, eh!?

 
 

Tratto da:
http://vinylistics.altervista.org

Links utili:
http://www.ghostrecords.it
Il Triangolo su Facebook

 
 
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